Riflessioni e strumenti per educatori, guide e appassionati della didattica outdoor
Da naturalista ed educatrice ambientale ho capito che creare un’esperienza educativa memorabile in natura sia essenziale, ma non semplice.
Ho avuto il privilegio di accompagnare bambini, famiglie e gruppi in attività all’aperto. Vivo e lavoro in Valtellina, una terra con un enorme potenziale, tra montagne, boschi e torrenti che non smettono mai di offrirmi nuove ispirazioni e spunti di meraviglia.
Nel corso degli anni, una domanda ha guidato la mia progettazione educativa più di ogni altra:
cosa rende un’esperienza in natura davvero memorabile?
Perché ci sono uscite che si ricordano per sempre, e altre che si dimenticano appena si rientra a casa?
Spoiler: non si tratta solo di contenuti o nozioni.
Le esperienze che lasciano il segno sono quelle che attivano emozioni, coinvolgono i sensi, stimolano la riflessione. Sono quelle che parlano al cuore prima ancora che alla testa.
E in un momento in cui il turismo si sta trasformando, cercando sempre più esperienze da vivere in prima persona, nel campo dell’educazione ambientale e delle escursioni naturalistiche occorre prestare attenzione per evitare il classico aperitivo sulle vigne e trasmettere invece, tramite il divertimento, le emozioni e la divulgazione, conoscenza.
Cosa succede nel cervello durante l’apprendimento all’aperto?
L’apprendimento all’aperto non è solo “una lezione fuori dalle mura della classe”, se dobbiamo includere in questo discorso anche le scuole. È un vero e proprio processo immersivo, in cui il cervello lavora in modo diverso rispetto a un’aula tradizionale.
Ecco alcuni principi neuroscientifici su cui le attività all’aperto, che siano per scuole, turisti o visitatori, dovrebbero basarsi:
- L’emozione guida l’attenzione e la memoria: se qualcosa ci colpisce emotivamente, è molto più facile che resti impresso.
- L’esperienza multisensoriale stimola più aree cerebrali: osservare, toccare, ascoltare, muoversi… sono tutti atti che consolidano l’apprendimento.
- Il coinvolgimento attivo supera l’ascolto passivo: quando le persone sono protagoniste dell’esperienza, avviene l’apprendimento.
Esempio concreto dalla Valtellina
Durante i miei laboratori dedicati agli animali selvatici della Valtellina, capita spesso che non si riescano a vedere dal vivo gli abitanti più elusivi dei nostri boschi: il tasso, la lince, l’ermellino, il picchio nero.
Ma questo non è un limite: se sai coglierla, è un’opportunità.
In queste occasioni utilizzo le mie carte della biodiversità, che ho creato proprio per colmare quella distanza tra il visibile e l’invisibile. Ogni carta racconta una storia, mostra un dettaglio, svela una traccia: migliorando e perfezionando sempre di più questo metodo ad ogni uscita, riesco a divulgare il fatto che nell’ambiente non ci siamo solo noi e chi è con me sviluppa empatia nei confronti degli altri esseri viventi.
I bambini toccano le carte, le osservano con attenzione, le collegano all’ambiente intorno, ci giocano in vari modi. Camminiamo nei boschi parlando di tane, strategie di mimetismo, catene alimentari. Non vedono gli animali, ma li immaginano, li ascoltano, li “sentono” con l’aiuto della mente e del cuore. A distanza di mesi, ricordano non solo i nomi, ma anche le abitudini, le curiosità, e spesso riconoscono le tracce durante le loro passeggiate con la famiglia.
Non è solo un laboratorio, è un viaggio di scoperta che rende visibile ciò che normalmente resta nascosto.
I 3 pilastri di un’esperienza educativa efficace in natura
Negli anni ho individuato tre elementi che non mancano mai nelle esperienze outdoor che funzionano davvero:
1. Emozione e connessione personale
Le persone ricordano ciò che le fa sentire coinvolte. L’emozione è la porta dell’apprendimento.
Come fare:
- Racconta storie. Anche quelle personali: i bambini adorano sapere cosa hai vissuto tu da piccola in un bosco simile… vale anche per gli adulti 🙂
- Crea piccoli momenti di sorpresa, mistero, gioco.
- Fai domande che stimolino la riflessione personale, non solo la conoscenza, e non rispondere a tutto, lascia un minimo di incognita.
2. Coinvolgimento sensoriale e pratico
La natura si esplora con tutti i sensi, e ogni senso è un canale di apprendimento.
Esercizi che funzionano:
- Percorsi a occhi chiusi per riconoscere alberi con il tatto.
- Sessioni di ascolto del bosco: foglie, vento, animali.
- Collezioni temporanee (e rispettose) di oggetti naturali per esplorazioni visive e olfattive.
3. Riflessione e interiorizzazione
Dopo l’esperienza, arriva il momento della sedimentazione: serve dare senso a quanto vissuto.
Strumenti utili:
- Cerchio di condivisione alla fine dell’attività.
- Diario di bordo, anche visivo, con disegni o parole chiave.
- Domande aperte: “Cosa ti ha colpito di più?” “Cosa porterai a casa da questa esperienza?”
- Trova il tuo modo per far sì che la divulgazione che hai fatto continui anche a casa!
5 strategie pratiche per attività educative outdoor memorabili
1. Storytelling: la forza del racconto
Un racconto ben scelto può trasformare una passeggiata in un viaggio nel tempo. Puoi iniziare con una leggenda locale o con la storia di un personaggio legato al luogo. I racconti creano un ponte tra il reale e l’immaginario, tra il presente e la memoria. E non devono essere per forza di fantasia o estremamente fiabeschi. C’è bisogno di più realtà nell’educazione ambientale, questo ricordalo.
2. Sfide e giochi educativi
La competizione sana e le missioni da compiere tengono alta la motivazione. Di solito evito di dividere in squadre o dare punteggi, nelle mie attività il gruppo resta unito e ha una missione da compiere.
Esempio: “Trova 3 tracce di presenza animale senza disturbare l’ambiente”. Oppure: “Immagina di essere un esploratore che descrive la natura per chi non può vederla”.
3. Rituali e pause consapevoli
Inizio spesso le attività con un piccolo rito: un saluto alla natura, un momento di silenzio, un gesto simbolico. Questo aiuta a entrare in un altro ritmo, a “staccarsi” dalla routine quotidiana. La conclusione può essere altrettanto potente se accompagnata da un momento di gratitudine o condivisione. Se non ti piace, puoi anche iniziare con una lettura: è comunque un rituale che segna l’inizio.
4. Esperienze multisensoriali
Oltre al classico “osserviamo insieme”, propongo attività che stimolino il tatto, l’olfatto, l’udito. Ogni bambino (e adulto!) ha il suo canale preferenziale: più ne coinvolgiamo, più efficace sarà l’esperienza.
5. Chiudere con una riflessione e un’azione concreta
Una buona attività outdoor non finisce nel bosco. Deve lasciare un seme.
Chiedo spesso: “Cosa potresti fare da domani per prenderti più cura della natura?” Anche solo una risposta piccola crea un ponte tra esperienza e realtà quotidiana. Normalmente, faccio in modo che l’attività continui anche a casa: partecipa alle mie attività per scoprire come!
L’apprendimento parte dal terreno che calpestiamo
Accompagnare bambini, adulti e famiglie alla scoperta della natura è molto più che “fare una passeggiata”. In Valtellina ho visto con i miei occhi come anche un breve momento all’aperto possa trasformarsi in un’esperienza educativa intensa.
L’ho visto anche online, quando affianco educatori e aziende agricole nelle loro attività didattiche e ricevo feedback entusiasti e soddisfatti quando le propongono.
Chi si occupa di educazione ambientale lo sa: il contesto naturale è un potente alleato, ma da solo non basta.
Serve intenzione, serve cura nella progettazione, servono tempo e competenze. E soprattutto serve presenza, quella capacità di leggere il gruppo, il tempo, l’energia, e adattare l’attività in modo fluido e autentico. Motivo per cui non si improvvisa e, se pensi di non avere competenze, tempo, conoscenze, occorre avere una naturalista come me al tuo fianco.
Il ruolo dell’educazione esperienziale
Lo avrai capito: la chiave dell’efficacia educativa in natura è l’approccio esperienziale. Un modo di imparare che parte dal fare, dal vivere in prima persona, dall’interazione concreta con l’ambiente.
Secondo il modello di Kolb, l’apprendimento esperienziale passa da:
- Un’esperienza concreta
- Una riflessione sull’esperienza,
- Una concettualizzazione astratta
- E infine una sperimentazione attiva che colleghi tutto.
Ogni esperienza educativa ben progettata dovrebbe passare da questi passaggi. E in natura, tutto questo accade in modo incredibilmente naturale… se sappiamo creare le condizioni giuste.
Il ruolo dell’educazione esperienziale
Uno degli aspetti più affascinanti (e sfidanti) dell’educazione ambientale all’aperto è trovare l’equilibrio tra struttura e flessibilità.
Inizio ogni attività con un’idea in mente, con una progettazione chiara, non improvviso mai il tema da affrontare e lo studio che c’è dietro è molto.
Questo però non significa che la proposta sia rigida e non ci sia margine di modifica:
lascio sempre spazio all’imprevisto, alla curiosità dei partecipanti, alla sorpresa.
Perché la natura stessa è imprevedibile, viva, mutevole. E spesso, sono proprio i momenti non programmati a generare gli apprendimenti più forti.
Esempio reale: durante un’attività in un bosco vicino a Sondrio, una bambina ha trovato una penna molto particolare. Invece di passare oltre ci siamo fermati, abbiamo immaginato l’uccello che l’ha persa, abbiamo cercato altre tracce, abbiamo usate le carte per identificarlo. Quella penna è diventata il centro dell’intera esperienza, e ha dato senso a tutto il resto: mille domande sugli uccelli e sul loro mondo.
Occorre ovviamente essere preparati per affrontare certe curiosità.
L’importanza della lentezza
In un mondo che corre, educare in natura è anche un atto di resistenza.
Di scelta consapevole della lentezza.
Nelle mie attività propongo spesso momenti di pausa: sedersi su un tronco, ascoltare in silenzio, respirare profondamente. Momenti “senza fare niente”.
Non sono tempi vuoti. Sono tempi di connessione profonda, con se stessi e con l’ambiente.
Questi spazi aiutano a interiorizzare, a dare significato. Insegnano a stare nella noia e sono molto utili soprattutto oggi, in un mondo in cui anche i bambini sono pieni di appuntamenti, impegni e cose da fare.
Quei momenti diventano spesso i ricordi più forti dell’intera esperienza.
Costruire una mappa affettiva dei luoghi
Una delle domande che mi guidano nella progettazione è:
come posso aiutare le persone a creare un legame emotivo con questo luogo?
Perché alla fine, proteggiamo solo ciò che conosciamo e amiamo.
Un bambino che ha costruito un rifugio con rami e foglie in un bosco, o che ha ascoltato una storia accanto a un albero particolare, difficilmente dimenticherà quel luogo. E più avanti nella vita, sarà più incline a difenderlo, rispettarlo, proteggerlo.
Un suggerimento: scegli sempre pochi luoghi, ma profondamente vissuti. Non serve girare tutta la montagna. Basta un prato, un torrente, una radura… purché esplorati con cura e cuore.
Educare alla natura in ogni stagione
Un altro aspetto fondamentale è imparare ad educare in tutte le stagioni, non solo in primavera o estate.
Ogni stagione ha un suo potenziale educativo:
- L’autunno parla di trasformazione, di cicli che si chiudono.
- L’inverno insegna il silenzio, il riposo, la resilienza.
- La primavera è un’esplosione di rinascita.
- L’estate è il tempo della scoperta e della gioia condivisa.
Ricorda: il freddo non è un ostacolo, ma una risorsa. Basta prepararsi, adattarsi, e saper leggere il paesaggio con occhi diversi. Se pensi che per te sia troppo, contattami e lo facciamo insieme.
Educare oggi per il mondo di domani
L’educazione ambientale non è solo un insieme di attività all’aria aperta. È un gesto politico, etico, culturale. È un modo per costruire un futuro più consapevole, una relazione diversa tra esseri umani e natura.
Come educatrice ambientale sento fortemente la responsabilità di seminare curiosità, senso critico, amore ed empatia per il mondo. E so che ogni attività può essere una piccola goccia.
Ma tante gocce, nel tempo, fanno un fiume. E il fiume scava parecchio.
Conclusione: una chiamata a chi educa
Progettare esperienze educative memorabili in natura richiede passione, competenza e ascolto.
È un lavoro artigianale, fatto di scelte quotidiane, tentativi, intuizioni.
Se anche tu accompagni gruppi, insegni, o semplicemente sogni di farlo, sappi che la natura è già con te: offre tutto ciò che serve per imparare in modo profondo. A noi il compito di costruire ponti tra le persone e ciò che le circonda.
Se vuoi iniziare a progettare o migliorare le tue attività educative outdoor, scarica qui la mia guida gratuita con 5 attività esperienziali nella natura.
Inizia da quelle, poi per creare attività su misura per te contattami.
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